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09Mar

Da sabato 9 marzo 2024, presso il Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà” di Muggia, è visitabile la mostra “Idee in dissolvenza incrociata” dedicata all’artista muggesano Dante Pisani (Muggia 1924-Trieste 2011), curata da Massimo Premuda e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia, in occasione del centenario dalla nascita. L’esposizione si inserisce nel ciclo di suggestive personali e antologiche pensate negli ultimi anni per valorizzare la produzione degli artisti del territorio, dai muggesani Villibossi, Aldo Bressanutti ed Emanuela Marassi fino ai triestini Giovanni Duiz ed Ireneo Ravalico.
La mostra celebra gli oltre 60 anni di produzione di Pisani con una cinquantina di quadri ad olio su tela e tavola di medie e grandi dimensioni realizzati dalla fine degli anni Quaranta ai primi anni Duemila e una decina di affascinanti bronzetti dell’ultimo periodo della sua ricerca, tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, ma anche tante opere di grafica realizzate negli anni per preziosi libri d’artista insieme agli amici artisti Celli, Celiberti, Černigoj, Dugo, Kravos, Schiozzi, Sormani e Spacal, e ancora in esposizione tutti i suoi cicli più famosi, dalle Ibernazioni e Metamorfosi degli anni Settanta agli Astronauti e Colombe degli anni Ottanta, dai Filosofi e Pellegrini degli anni Novanta fino alle opere di criptopittura e pittoscrittura dei primi anni Duemila.

In merito al focus dell’antologica, Massimo Premuda sintetizza così: “L’ampia mostra al Museo Carà intende rileggere la figura e la poetica dell’artista che, proprio fra gli anni Settanta e Duemila raggiunse l’apice della sua cifra stilistica che potrebbe venir riassunta nel linguaggio della Nuova Figurazione, caratterizzata da temi come la civiltà delle macchine, l’alienazione e l’incomunicabilità della società contemporanea, la disumanità del lavoro, il trionfo della tecnologia e infine la perdita di umanità. L’antologica si apre con due vedute postimpressionistiche della fine degli anni Quaranta che raffigurano il Mandracchio di Muggia e la casa natale a Chiampore e che ben rappresentano il legame con la cittadina istroveneta in cui Pisani esordì nel 1959 con la sua prima personale alla Sala Comunale d’Arte e che continuò a frequentare con assiduità fino agli anni Settanta, partecipando nell’estate del 1977 al VI Carnevale estivo con la proiezione di diapositive in dissolvenza incrociata sulla sua pittura e sulle sue opere più significative.
L’utilizzo delle nuove tecnologie, come la cinetica filmica e il modulo sperimentale delle immagini diapositive in dissolvenza incrociata, lo portarono così nel 1978 ad Asolo al II Festival Internazionale “Cinema sull’arte” diretto dal grande Umbro Apollonio e all’Istituto Italiano di Cultura di Vienna, ma anche al Circolo della Stampa di Trieste. Tecniche queste che hanno un chiaro riflesso e influenza nel procedere pittorico dell’artista che mescola, incrocia e sovrappone immagini, piani e livelli, andando a creare mondi originalissimi. Già nel 1977 infatti Sergio Molesi evidenziava che: “A livello di linguaggio, al di là dell’uso contrapposto della linea melodica e ritmica e dei puntuali effetti cromatici e luministici, la contrapposizione è anche nel prelievo pittorico di immagini precostituite, come il cubetto di ghiaccio o di plexiglass alla Arman, e l’opposta tappezzeria Liberty realizzata addirittura con il sistema degli stampi”, mentre nel 2009 Giulio Montenero affermava che: “La svolta decisiva nella evoluzione di Dante Pisani è data dal trapasso fra due modi di rappresentazione: dapprima egli raffigura ciò che esiste, dopo ciò che non può esistere. Il secondo modo è altrettanto verissimo quanto il primo…”.

L’esposizione mette anche in luce i rapporti instaurati con gli artisti, i critici, gli intellettuali e in particolare con gli scrittori del suo tempo. In mostra, oltre a un prezioso documentario video degli anni Settanta di Svigelj su testo del critico Roberto Ambrosi, vengono presentati pure i ritratti di Pisani realizzati dagli amici artisti Livio Rosignano (Pinguente, Istria 1924-Trieste 2015) e Bruno Chersicla (Trieste 1937-2013), ma anche il curioso “Acrostico per Dante Pisani” del 1964 scritto su una cartolina da Cesare Sofianopulo (Trieste 1889-1968). L’interesse dell’artista per la scrittura si manifesterà in maniera sempre più urgente dalla metà degli anni Settanta in poi sia come illustratore di libri, pubblicazioni e riviste di autori contemporanei triestini e non, sia come poeta. Fondamentale sarà la frequentazione con lo scrittore Stelio Mattioni (Trieste 1921-1997), di cui in mostra si ricostruisce visivamente il racconto breve de “La visita” allo studio dell’artista nel gennaio del 1977, in cui descriveva vividamente cinque significativi quadri oggi inseriti nel percorso espositivo, e che Montenero così inquadrava: “Le imbricazioni con le quali Pisani copre la realtà, ne avvolge le ferite e ne accentua le mostruosità, appartengono a molte risorse della semantica, spesso combinando figure diverse per ottenere l’apparato significante di una medesima immagine: simboli, metafore, apologhi, parabole, allegorie… Pisani è dell’avviso che noi siamo trascinati dalla corrente di un fiume che portando a valle i relitti delle violenze naturali e umane, diventa una marea di assurdità. Il suo costante e forte intendimento è di rappresentare le assurdità in una figurazione ordinata. E in ciò si affianca a un grande romanziere triestino, Stelio Mattioni, purtroppo non apprezzato quanto meriterebbe, forse perché nelle sue fantasie allucinate c’è più verità che nell’apparente obiettività degli storici. Amico mio e suo, Mattioni ha scritto su Pisani, in spirito di fraterna e profonda concordanza, alcune significative pagine.”
Si prosegue con i tanti omaggi pittorici a Giani Stuparich (Trieste 1891-Roma 1961), in particolare ispirati dai suoi “Ricordi istriani” in cui molto si parla anche di Muggia, o a Giorgio Voghera (Trieste 1908-1999), con i libri d’artista editi da L’Asterisco della fine degli anni Settanta su Jules Verne e Thomas Mann, o ancora con tante fotografie insieme a Giovanna Stuparich, Ketty Daneo e Claudio Grisancich. Il percorso artistico di Pisani si conclude non a caso con i cicli di criptopittura e pittoscrittura, in cui i segni alfabetici ma anche l’alfabeto glagolitico concorrono a denunciare l’impossibilità della comunicazione verbale, già lungamente affrontata nelle ampie serie di muti profeti e torri babeliche, ma che proprio attraverso le arti visive può nuovamente dialogare e risorgere intorno alla parola “amore”, unica possibile e reale koinè.

Dante Pisani (Muggia 1924-Trieste 2011)
Nato a Muggia nel 1924, viveva e operava a Trieste. A vent’anni soggiornò per un lungo periodo in Austria. Ritornò a Trieste e nel 1954 frequentò lo studio del pittore Walter Falzari dove per un anno studiò figura. Dopo essersi posto in luce in campo regionale fu invitato al Premio Nazionale Siragna di Parma e al Premio Internazionale “Jean Mirò” di Barcellona. Nel 1971 fu chiamato ad esporre con una personale nella Galleria del Museo d’Arte Moderna di Lubiana. Da quel momento fu presente ad importanti rassegne d’arte in varie città d’Italia e all’estero. Dal 1959 allestì una cinquantina di mostre personali in ambito regionale, in Italia e all’estero. Sue opere sono in importanti collezioni private, al Museo Revoltella di Trieste, alla Pinacoteca di Ascoli Piceno, in edifici ed enti pubblici.
Sin dall’inizio il suo è stato un procedere che da formulazioni post espressioniste approdava, nel conseguimento di una maggior maturità, al recupero di elementi figurali senza l’obbligato passaggio per l’arte astratta della quale tuttavia, come tutti gli artisti della sua generazione, ha saputo tenere conto della lezione di rottura. La sua fondamentale derivazione espressionistica è sottolineata da proposte che elaborano un processo di approfondimento razionale e allo stesso tempo poetico. La sua è una pittura in cui, accanto ai pregi formali, alla ricchezza dei riferimenti culturali ed estetici, si evidenziano contenuti talvolta drammatici e dolenti, di denuncia e persino protestatari in chiave simbolica con riferimenti all’ambito metafisico e mitico. Non sono aliene al suo discorso le problematiche sociologiche con una particolare propensione per i temi ecologici. La ricchezza del colore si palesa in tessiture cromatiche con elaborazioni materiche e ritorni figurali. Anche nella scultura è presente una dimensione metafisica che si estrinseca con forme antropomorfe e architettoniche nate da richiami a temi mitologici. Uomo, società e natura sono al centro dell’operare di questo artista tra i più originali e autonomi del secondo Novecento triestino.

da “Dizionario degli artisti di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia”
di Claudio H. Martelli

La mostra potrà essere visitata a ingresso libero fino a domenica 14 aprile 2024 con il seguente orario: da martedì a venerdì 17-19, sabato 10-12 e 17-19, domenica e festivi 10-12.

https://www.museougocara.eu/en/events/dante-pisani-idee-in-dissolvenza-incrociata