Muggia & la scultura
La scultura ha dato molto a Muggia, e Muggia ha dato molto alla scultura. Questo legame è infatti ben testimoniato dalle innumerevoli sculture in bronzo disseminate nel suo centro storico di importanti autori del Novecento, come gli scultori muggesani Ugo Carà e Giuseppe Negrisin, ai quali la città istroveneta ha voluto dedicare il Museo d’Arte Moderna e la Sala Comunale d’Arte. Ma la scultura continua a vivere nella cittadina, nel suo affascinante Castello, mirabilmente restaurato dallo scultore Villibossi, ove risiede e lavora, e nelle magiche cave di arenaria Renice, da cui ogni giorno viene estratto lo straordinario Flysch, pietra unica nel suo genere. A ragion veduta, possiamo dunque definire Muggia la città della scultura del Friuli Venezia Giulia aperta in dialogo internazionale, attraverso l’incantevole pista ciclabile transfrontaliera della Parenzana, con le altre città istriane della scultura in Slovenia e in Croazia, le rivierasche Portorož (Portorose) e Vrsar (Orsera), famose per i loro splendidi parchi delle sculture in riva al mare.
Sculture in città
Il centro storico di Muggia, dalla chiara impronta istroveneta, conserva anche importanti testimonianze del ‘900, e in particolare una significativa collezione all’aria aperta di sculture di importanti artisti muggesani e non. Si parte dal parco di via D’Annunzio con la fontana della “Danzatrice” in bronzo di Giuseppe Negrisin (Muggia, 1930-1987) per giungere all’”Angelo in preghiera” in pietra di Villibossi (Muggia, 1939) nel giardino della Chiesa di San Giovanni. Attraversando i Giardini Europa si può ammirare il cinetico bronzo del 1980 di Ugo Carà (Muggia, 1908-Trieste, 2004) “L’altalena”, raggiungendo così il Museo d’Arte Moderna a lui dedicato, per visitare la collezione permanente dedicata all’opera del maestro. La passeggiata continua in Piazza della Repubblica con il bronzo del 1956 di Negrisin intitolato “La Terra” e prosegue con la visita al Duomo in Piazza Marconi per ammirare il “Crocifisso” in bronzo di Carà. Salendo verso la Chiesa di San Francesco, che conserva due bronzi del 1986 di Nino Spagnoli (Trieste, 1920-2006), “Sant’Antonio” in facciata e “San Francesco” nel chiostro, ci si imbatte nella “Santa Lucia” di Negrisin, delicatissimo bronzo installato nell’omonima piazzetta. Il tour delle sculture si conclude all’inizio del Lungomare Venezia con il bronzo del 1960 “San Cristoforo” di Otello Bertazzolo (Venezia, 1906-1975) che segna la fine della passeggiata fra le sculture e l’inizio della suggestiva Costiera muggesana.
Museo d’Arte Moderna Ugo Carà
Il Museo Carà, inaugurato nel 2006 in seguito a una donazione del Maestro al Comune di Muggia, rappresenta l’unico corpus di opere dello scultore e designer Ugo Carà (1908-2004). Accanto alla sala dedicata alla collezione permanente, con un centinaio di opere fra sculture, opere su carta, medaglie e oggetti di design di Carà, offre due ampi spazi adibiti per la realizzazione di mostre d’arte moderna e contemporanea. Da segnalare, fra le altre, “Riposo”, una preziosa ceramica del 1926, “Alba”, una singolare scultura su legno di rosa del 1956, “Paesaggio”, uno dei rari oli del 1926, e gli oggetti da tavolo in metallo più volte pubblicati da Giò Ponti su Domus dal 1929. Il Museo d’Arte Moderna di Muggia è costituito da due setti di diverso spessore che consentono un’illuminazione naturale da nord e si posizionano sullo sfondo di un tratto di cinta muraria d’epoca romana e di un bastione risalente al XVI secolo, mentre i materiali di rivestimento esterno, legno e acciaio corten, rimandano alla passata attività dei cantieri navali di Muggia.
Ugo Carà
Ugo Carà, nato a Muggia nel 1908, inizia a esporre nel 1928 e nel 1929 tiene la prima mostra personale ad Atene e, da allora, prende parte alle più importanti rassegne regionali, nazionali e internazionali: Biennale di Venezia, Triennale di Milano, Quadriennale di Roma, Quadriennale di Torino, Universale di Parigi e Bruxelles, Internazionale di Scultura di Carrara, e Mostra della grafica italiana a Tokyo, Los Angeles e Città del Messico. Opere dell’artista sono presenti in musei e collezioni private in Italia e all’estero, dal Museo Revoltella di Trieste alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, dal Museo Avgust Černigoj di Lipizza in Slovenia al The Mitchell Wolfson Jr. Collection di Miami, fino al Metropolitan Museum di New York. L’attività di Ugo Carà si è indirizzata, oltre che alla scultura, alla pittura e alla grafica, anche al design e all’architettura d’interni. Ne sono testimonianza la partecipazione alle Triennali internazionali delle Arti decorative e industriali di Milano e alle mostre di Arte decorativa italiana all’estero. Suoi progetti di arredamento sono stati realizzati dal 1949 al 1963 su famosi transatlantici, e dal 1956 al 1976 ha insegnato arredamento navale e d’interni all’Istituto Statale d’Arte Nordio di Trieste.
Verso Trieste
Per approfondire la conoscenza dell’opera di Ugo Carà, si possono visitare diversi interventi realizzati a Trieste come la “Nuotatrice” (bronzo, 1979) alla fontana di Barcola, e il monumento “Ai Caduti sul Lavoro” (bronzo, 1997) in Largo Irneri. E ancora gli interventi nei parchi come i quattro busti di Pasquale Besenghi, Alessandro Moissi, Valentino Pittoni e Umberto Saba nel Giardino Pubblico, il monumento “Ai Martiri delle Foibe” (bronzo, 2000) nel Parco della Rimembranza, e infine diversi bassorilievi in marmo e il pavimento musivo nell’atrio destro dell’Università degli Studi di Trieste completato nel 1943. Inoltre al Civico Museo Revoltella è presente un interessante ritratto in legno dell’artista triestino Avgust Černigoj del 1937 e al costituendo Museo Diocesano quattro rilievi in bronzo di santi provenienti dall’ex Sanatorio di Opicina, mentre uno spazio del Civico Museo di Storia Patria è dedicato all’ampio archivio personale di Ugo Carà, in cui oltre a bozzetti, matrici, calchi e medaglie, si possono ammirare il bozzetto in creta della “Bora” (1980), e il celebre ritratto del 1985 realizzato dal fotografo Maurizio Frullani (Ronchi dei Legionari, 1942-2015).
Verso l’Istria
La Parenzana, costruita dall’Impero austro-ungarico nel 1902, fu una ferrovia a scartamento ridotto che collegava la città di Trieste a Buie e Parenzo (Croazia). Oggi la Parenzana è una delle piste ciclabili europee più famose e affascinanti, simbolo dell’Istria in bicicletta con i suoi 130 km da mare a mare che, dal Golfo di Trieste al porticciolo di Parenzo, attraversano ben tre paesi. Dopo aver lasciato Muggia, si entra in Slovenia per visitare l’affascinante parco di “Forma Viva”, un’unica raccolta di sculture in pietra all’aperto nella penisola di Seča (Sezza) presso Portorož (Portorose). La raccolta, oggi curata dalle Obalne Galerije Piran (Gallerie Costiere Pirano), è andata via via formandosi nell’ambito di simposi internazionali di scultura avviati nel 1961, ed è costituita da oltre 130 sculture di altrettanti scultori di oltre 30 paesi di tutto il mondo. Abbandonando il mare, si entra in Croazia arrampicandosi all’interno fino a Motovun (Montona) per poi ridiscendere a Poreč (Parenzo) e arrivare infine a Vrsar (Orsera) dove, a partire dal 1970, lo scultore croato Dušan Džamonja (Strumica, 1928-Zagabria, 2009), internazionalmente conosciuto, ha realizzato la sua casa, il suo studio e il “Parco delle Sculture”, oggi donato al Comune di Orsera. Con il suo lavoro artistico di quasi mezzo secolo, Džamonja è stato uno degli artisti più rinomati in Europa.
Consigli di lettura
– Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà”: collezione permanente, Muggia, novembre 2006
– Giulio Montenero, catalogo mostra Opera grafica di Ugo Carà, Galleria Il Tribbio, Trieste, maggio 1968
– Sergio Molesi, catalogo mostra Ugo Carà, Civico Museo Revoltella – Palazzo Costanzi, Trieste, giugno-luglio 1982
– Marianna Accerboni, catalogo mostra Ugo Carà: antologica 1926-2000, Centro Culturale Gastone Millo, Muggia, novembre 2000
– Claudio H. Martelli, catalogo mostra L’oro di Ugo Carà, Centro Culturale Gastone Millo, Muggia, novembre 2000
– Maria Masau Dan, Lorenzo Michelli, catalogo mostra Ugo Carà: arte architettura design 1926-1963, Civico Museo Revoltella, Trieste, novembre 2003