Muggia & la cultura del mare

Il territorio di Muggia è disseminato di molte testimonianze del lontano e vicino passato che documentano il profondo legame fra la cittadina e il suo mare, che oggi si declina principalmente in pesca, circoli sportivi e balneazione. Lo sfruttamento delle risorse del mare ha rappresentato da sempre una fonte importantissima di sostentamento e guadagno con la pesca e l’estrazione del sale. Si passa così dai moli romani sommersi di Punta Sottile, appartenuti a un insediamento di epoca romana che sfruttava le risorse del mare, al magazzino del sale, ultimo testimone delle importanti saline muggesane, dal caratteristico Mandracchio, uno degli pochi rimasti nel Mediterraneo, all’ex Lazzaretto, oggi Base logistica militare, fino alla gloriosa storia dell’industria navalmeccanica con l’ex Cantiere San Rocco, oggi vivace porto turistico.


Le saline

Magazzino del sale
Magazzino del sale

In epoca veneta correva un detto che testimonia una gerarchia tra le saline istriane: “Produce Pirano il doppio del sale di Capodistria che a sua volta produce il doppio di Muggia”. Ma se Muggia non aveva il primato non significa che tale attività fosse marginale, come testimonia da un lato addirittura lo scoppio di una guerra, detta “del sale”, tra Muggia e Trieste, e dall’altro l’estensione delle saline. Esse, infatti, insistevano già presso la città, subito fuori dalle mura quelle della “Palù”, ossia “palude”, quelle di Paugnano nella valle di San Bartolomeo, quella di San Clemente nella valle dell’Ospo, ma anche presso la foce del Rosandra e infine a Zaule. Delle saline muggesane, soppresse nel 1829 anche perché costavano più di vigilanza di quanto rendessero, oggi non rimangono che le foto con effigiati i casoni sperduti nelle paludi e più raramente le famiglie dei salineri. Nell’attuale Largo Nazario Sauro esiste però ancora l’edificio del vecchio magazzino del sale, dal caratteristico muro basamentale a scarpa, che al pianoterra ospita un ristorante, chiamato non a caso “Sal de mar”.


Il Mandracchio

Mandracchio
Mandracchio

Muggia è una delle poche città del Mediterraneo ad avere un Mandracchio che non sia stato interrato e che venga ancora utilizzato. Per “mandracchio” si intende, con antica voce italiana comune tra i marinai, uno specchio di mare piccolo e chiuso, riservato a lance, chiatte, barche e in generale a bastimenti minuti, radunati come in mandria in modo da ingombrare il meno possibile e non intralciare i movimenti delle navi maggiori.

Il Mandracchio di Muggia è pregevolissimo e suggestivo, con le barche che arrivano a lambire le case, ed è consigliata una passeggiata soprattutto all’ora del tramonto. Merita uno sguardo la piccola Pescheria comunale, da anni in disuso, che si trova sul Molo Colombo, attrezzato di bitte e un tempo di fanali a petrolio, sul quale attraccavano i piroscafi della Società municipalizzata dei trasporti utilizzati dagli operai che andavano a lavorare nei cantieri navali triestini. A breve distanza il molo detto “dele piere”, dove venivano caricati sui bragozzi i blocchi della pregevole arenaria delle cave muggesane, utilizzata già in epoca protostorica per il Castelliere di Elleri, e romana, essendo stata impiegata per il Teatro romano di Trieste, l’acquedotto della Val Rosandra, il Teatro di Aquileia e anche per alcune strutture del suo porto fluviale.


Le industrie navalmeccaniche

Porto San Rocco
Porto San Rocco

Se la risorsa principale dell’economia muggesana nel periodo veneziano era il sale, con il passaggio della cittadina all’impero austroungarico divenne prevalente l’industria navalmeccanica. Antesignani di tale attività furono lo “Squero cadetti” e lo “Squero Tonello”, ma l’affare si fece serio nel 1857 con la fondazione del Cantiere di San Rocco ad opera dei fratelli Strudhoff, già proprietari della Fabbrica Macchine Sant’Andrea di Trieste. In grado di occupare fino a 1.500 addetti, San Rocco fu capace di accaparrarsi nella seconda metà dell’Ottocento le più importanti commesse della Marina da guerra austroungarica. Dopo il passaggio della città al Regno d’Italia divenne marginale rispetto al più grande e competitivo Cantiere San Marco di Trieste, con cui insieme al Cantiere di Monfalcone entrò nel 1930 a far parte dei CRDA (Cantieri Riuniti dell’Adriatico), passati nel 1937 sotto il diretto controllo dell’IRI (Istituto per la ricostruzione industriale).

Una declinazione artistica peculiare dell’industria navalmeccanica fu l’allestimento ed arredamento delle navi, di cui si occupò tra gli altri il muggesano Ugo Carà, al quale è intitolato il Museo d’Arte Moderna cittadino.

Danneggiato dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, riprese ad essere luogo dell’operosità dei muggesani nel dopoguerra avviandosi però a un lento declino e alla cessazione delle attività che avvenne nel 1981.

Il Cantiere di San Rocco, nei suoi primi cento anni di vita, ha costruito oltre 400 navi tra velieri, piroscafi, motonavi, navi da guerra, pontoni, chiatte e naviglio vario. Oggi sul sito del cantiere trova posto il Porto San Rocco Marina Resort, struttura turistica con circa 550 posti barca, in grado di ospitare natanti di oltre 60 metri. Ricca l’offerta di servizi accessori, tra i quali: piscina con solarium, hotel a 4 stelle, ristorante, yacht club, centro congressi, bar e negozi di vario genere.


L’offerta turistica

Acquario
Acquario 2020

La cultura del mare di Muggia si traduce ai nostri giorni in una vocazione turistica che cresce di anno in anno, ben rappresentata dalle attività collegate alla balneazione, che hanno luogo negli stabilimenti privati e nei tratti di costa liberi, recentemente realizzati nel tratto dal Molo a T a Punta Olmi e recentissimamente nel tratto successivo in località Boa, detto Acquario 2020, dotato di installazioni sportive, come lo skate park e il campo di beach volley, giochi per bambini e attività collegate alla ristorazione.


Il molo sommerso e l’ex Lazzaretto

Moli romani di Punta Sottile
Moli romani di Punta Sottile

A una trentina di metri dalla costa, in località Punta Sottile, ad una profondità di circa un metro, si trova un molo di epoca romana, attualmente sommerso per l’arretramento della linea della costa conseguente all’innalzamento della marea. Probabilmente collegato ad altri elementi insediativi di epoca romana nello stesso tratto di costa, che comprendevano un’abitazione, un altro molo poco distante verso Muggia, una necropoli e un tratto di strada, il molo è una costruzione di metri 12 per 2,5, formata dalla sovrapposizione di grandi blocchi di arenaria. Per visitarlo sono sufficienti una maschera e un paio di occhiali ed eventualmente un paio di pinne.
Collocato in un’area compresa tra Punta Sottile, nel territorio del Comune di Muggia, e Punta Grossa, oggi appartenente alla Repubblica di Slovenia, sorge l’ex lazzaretto marittimo di Valle San Bartolomeo, costruito a partire del 1867 in sostituzione del lazzaretto triestino di Santa Teresa, “sacrificato” per dare spazio alla Ferrovia e alle successive nuove costruzioni marittime e portuali. Il Lazzaretto di San Bartolomeo, adibito per decenni all’osservazione sanitaria dei bastimenti e al trattamento delle persone, cose, navi e merci provenienti da luoghi potenzialmente infetti, è stato mutato in base logistica dell’esercito italiano e quindi non può essere visitato. Ci si deve accontentare della vista dell’ampio portale settecentesco proveniente dal Lazzaretto di Santa Teresa, che sul frontone presenta un’aquila imperiale con impresse le iniziali della imperatrice austroungarica Maria Teresa (1717-1780).

Percorsi nella cultura del mare